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Malattie della retina

malattie della retina, pucker maculare

Pucker maculare

La membrana epiretinica o pucker maculare (dall'inglese pucker, "grinza", "ruga") è una patologia dell'occhio che consiste nello sviluppo di una sottile membrana traslucida sopra la macula (la zona centrale della retina fondamentale per la visione). Quando tale membrana si contrae e si arriccia, causa una deformazione e una progressiva distorsione della macula stessa.

Al momento della comparsa della malattia si verifica una lieve distorsione delle immagini e, soprattutto, dei testi scritti con caratteri più piccoli (le righe appariranno ondulate). Quando la trazione esercitata dalla membrana sulla macula aumenta, ci si accorge che la lettura dei testi diventa sempre più difficile. L’evoluzione della malattia porta, infine, alla visione di una macchia che impedisce la visione centrale.  

La diagnosi viene fatta grazie all’esame del fondo oculare, che permette di visualizzare la membrana. Tuttavia, la conferma deve essere ottenuta tramite OCT, esame con cui si valuta l’entità della trazione: aiuta a controllare nel tempo l'evoluzione della patologia.

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Foro maculare

Per foro maculare in campo medico, si intende una piccola rottura nella macula, la zona più sensibile alla luce che si trova al centro della retina (rende possibile la visione centrale, ad esempio la lettura di questo testo).

I sintomi e i segni clinici presentano una lenta e progressiva distorsione delle immagini che l'occhio capta, con comparsa di una macchia scura. Le persone mostrano difficoltà nella lettura. L'evoluzione della malattia è composta da 4 differenti stadi, solo dal terzo si presenta il foro.

La causa esatta rimane sconosciuta, mentre in passato si presupponeva un evento traumatico e dopo ad una degenerazione di una cisti, attualmente si presuppone sia demerito di un'anomalia a livello del corpo vitreo. I fori maculari possono essere anche causati da traumi, da miopia elevata e, non ultimi, da fattori vascolari come la retinopatia diabetica, nonché da occlusioni venose, retinopatia ipertensiva e nuovi vasi sottoretinici.

La diagnosi avviene attraverso l’esame del fondo oculare. L'esame indispensabile e non invasivo per studiare le caratteristiche del foro maculare è l'OCT (Tomografia ottica a coerenza di fase, che consente di "fotografare" i diversi strati della retina).  

Distacco di retina

Il distacco della retina (Ablatio retinae) è una patologia dell'occhio che si presenta in seguito al sollevamento della neuroretina dal tessuto epiteliale pigmentato.

La neuroretina (costituita dai fotorecettori e tutte le cellule nervose che permettono la trasmissione del segnale visivo) aderisce allo strato dell'epitelio pigmentato, che permette il passaggio di materiali di nutrimento dalla sottostante coroide e la degradazione degli elementi esterni dei fotorecettori.  

Le forze di trazione del corpo vitreo sulla retina (in particolare in corrispondenza delle zone di minore resistenza-aree degenerative regmatogene) provocano delle rotture; quindi si accumula del liquido al di sotto della neuroretina, che si solleva dall'epitelio pigmentato. Se la retina, con le sue cellule nervose e i suoi fotorecettori, non viene più nutrita tramite il contatto con l'epitelio pigmentato, si arriva già dopo 48 ore a una perdita funzionale (parzialmente irreparabile) delle porzioni colpite. La retina può essere riattaccata all'epitelio mediante un'operazione chirurgica. La capacità visiva della retina coinvolta può migliorare; ma il tempo del distacco non deve essere eccessivo (il tessuto retinico non deve essere andato incontro a necrosi ossia a morte cellulare). Se non si ricorre a un intervento chirurgico entro brevissimo tempo, si incorre nel totale distacco e, quindi, nella cecità; si può ricorrere a un laser speciale solo se la diagnosi è precoce (trattamento con laser argon).

Per saperne di più > Distacco di retina

Occlusione venosa retinica

Le occlusioni venose retiniche in campo medico, sono un gruppo di malattie che riguardano un'interruzione del flusso venoso nella retina, dopo il diabete mellito costituiscono, a livello vascolare, le patologie retiniche più diffuse.

Tali patologie si manifestano principalmente nei mesi invernali, per quanto riguarda l'incidenza legata al sesso, gli uomini mostrano una leggera maggioranza rispetto alle donne. L'età di maggiore incidenza cambia a seconda della forma (per quella ischemica ad esempio è più diffusa a partire dalla sesta decade di età), in ogni caso tali patologie si manifestano a qualunque età.

Le cause sono principalmente dovute a una compressione provocata dall'esterno, una qualunque forma di lesione parietale o anomalie del flusso sanguigno.

Fra i sintomi e i segni clinici ritroviamo emorragia, papilledema, edema retinico, la loro gravità e manifestazione è correlata alla forma.  

Occlusione arteriosa retinica

Le occlusioni arteriose retiniche sono caratterizzate dall’ostruzione della circolazione di una arteria retinica con ischemia retinica corrispondente all’area di mancata irrorazione sanguigna. La diagnosi è clinica, si può effettuare una fluorangiografia e un OCT. Si deve sempre effettuare un inquadramento sistemico del paziente. La terapia deve essere tempestiva.

Degenerazione maculare senile

La degenerazione maculare legata all'età (DMLE o AMD, in inglese) è una patologia multifattoriale che colpisce la zona centrale della retina, detta macula. È ad andamento progressivo e può portare alla perdita completa ed irreversibile della visione centrale. Nei paesi industrializzati è la prima causa di ipovisione nei soggetti di età superiore ai 50 anni. Colpisce di solito a partire dai 60 anni e la sua frequenza aumenta nella popolazione all'aumentare dell'età. È quasi sempre bilaterale.

Le cause della malattia sembrano essere genetiche e legate all'ambiente. Il fumo è considerato un fattore di rischio grave, dose dipendente, mentre meno chiare e poco consistenti sono correlazioni con esposizione alla luce solare, ipertensione, obesità, chirurgia della cataratta. I fattori causali più importanti, tuttavia, non sono modificabili, primo tra tutti la predisposizione genetica, l'età e, infine, l'avere un fototipo "chiaro".

La malattia si presenta come una diminuzione della vista nella zona centrale del campo visivo e/o con una deformazione delle immagini che costituisce il sintomo premonitore più importante. Segno caratteristico della malattia sono le Drusen, macchie giallastre della retina che l'oculista rileva durante l'esame del fondo oculare, specie se di grandi dimensioni (superiori a 125 micron).

Retinopatia diabetica

Con il termine di retinopatia diabetica si intende quella patologia oculare che si riscontra nella grande maggioranza nei soggetti affetti da diabete mellito, in particolare del tipo 1 (insulino-dipendente). La possibilità di sviluppare danni alla retina e alle altre strutture oculari è circa venti volte maggiore nei soggetti affetti dalla patologia.

Colpisce più spesso soggetti diabetici tra i 25 e i 60 anni e non si manifesta in genere nel primo periodo diabetico; ma le possibilità di insorgenza della patologia aumentano in maniera esponenziale quando si è contratta la malattia da almeno dieci anni.  

I diabetici soffrono di danni alle pareti dei vasi sanguigni, in particolare del microcircolo di vari organi (principalmente rene, cuore, cervello e occhi). Questo danno comporta la mancanza di adeguato apporto sanguigno (e, quindi, di ossigeno) ad alcune zone della retina che, di conseguenza, tendono a morire (diventano ischemiche); prima che questo avvenga rilasciano un fattore di crescita di nuovi vasi che, proliferando in modo incontrollato, danneggiano il tessuto retinico stesso. La retinopatia diabetica può essere distinta, sulla base della presenza o meno di vasi neoformati, nella forma proliferativa (considerata più grave) e una forma non proliferativa. La prima è caratterizzata dalla presenza di un'intensa proliferazione vascolare, con vasi estremamente fragili (che quindi molto spesso tendono alla rottura provocando danni reinitici): i sintomi della retinopatia diabetica sono, in generale, di alterata visione (riduzione del visus fino all'ipovisione o alla cecità), mentre la forma non proliferativa non presenta questa proliferazione di nuovi vasi, ma solamente microaneurismi (che interessano sia i piccoli vasi retinici ma anche vasi di calibro maggiore) e talvolta presenza di essudati (con depositi proteici, lipidici e glucidici che anche loro tendono a peggiorare la visione). Tuttavia si può dare il caso che la forma meno grave (non proliferativa) possa degenerare in quella proliferativa.  

testo estratto da Wikipedia

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