La congiuntivite rappresenta uno stato infiammatorio a carico della congiuntiva. Per diagnosticare le cause della congiuntivite sono molti i possibili sintomi da cercare:
-
sostanze presenti: muco, membrane, pus (biancastro o giallastro);
-
scarsa lacrimazione;
-
fotofobia;
-
prurito;
-
gonfiore delle palpebre;
-
oscuramento parte superiore o inferiore delle palpebre (come le occhiaie);
-
livello di iperemia congiuntivale: lieve, medio o forte;
-
edema della congiuntiva;
-
perdita di trasparenza della congiuntiva;
-
capillari neoformati;
-
schiuma irritante in prossimità del margine palpebrale inferiore e della carnucola;
-
presenza di papille;
-
presenza di follicoli.
La congiuntivite si differenzia, in relazione alla causa dell'infiammazione, in:
-
congiuntivite infettiva, batterica, virale, da clamidie, micotica, protozoaria: i maggiori responsabili sono stafilococco, streptococco, haemophilus, pseudomonas catarrale (acuta, sub-acuta e cronica), purulenta (da Neisseria gonorrhoeae) membranose. La congiuntivite di origine batterica è molto diffusa e contagiosa. Genericamente colpisce bambini, giovani o persone che lavorano in un ambiente scarsamente igienico; ci si può infettare entrando a contatto con acque battericamente inquinate o toccandosi gli occhi con le mani sporche. L'infezione si può trasmettere se si utilizzano asciugamani o colliri in comune con altre persone.
Si manifesta in uno o tutte e due gli occhi colpendo la membrana che ricopre la parte interna delle palpebre e le zone lacrimali; i sintomi più comuni sono una sensazione di bruciore, fastidio alla vista. La lacrimazione è ridotta mentre al contrario si produce un muco o pus di colore giallo/grigio appiccicoso che soprattutto nelle ore notturne, durante il sonno, accumulandosi ai lati dell'occhio e poi fra le ciglia può causare l'effetto d'incollare le palpebre al risveglio; in questo caso basta ammorbidire il muco con un panno inumidito con semplice acqua asportando con cura le croste presenti.
Normalmente questo tipo di congiuntivite scompare autonomamente dopo 3 o 4 giorni ma nei casi più gravi e persistenti può durare anche fino a 3 o 4 settimane; la terapia consiste nell’asportare il pus con premura e delicatezza utilizzando poi un collirio antibatterico idoneo per questo tipo d'infezione. È consigliabile richiedere la prescrizione medica o comunque un'indicazione farmaceutica in merito al tipo di collirio e al metodo di somministrazione. È estremamente importante non bendare gli occhi o strofinarli, lavarsi sempre le mani dopo aver toccato gli occhi e, se l'occhio infetto fosse solo uno, evitare di trasmettere l'infezione all'altro occhio. Nel caso in cui, dopo 3 o 4 giorni, la situazione non dovesse migliorare è opportuno contattare un medico. In commercio esistono anche unguenti oftalmici antibatterici, spesso costituiti da un antibiotico e un chemioterapico antibatterico, che applicati circa 3-4 volte al giorno secondo prescrizione, bloccano la proliferazione dei microrganismi batterici responsabili dell'infezione congiuntivale. Il principio attivo degli unguenti oftalmici può essere costituito da un chemioterapico antibatterico oppure da un antibiotico corroborato al chemioterapico antibatterico. La congiuntivite subacuta, portata dal diplobacillo di morax-Axenfeld, ha caratteristico interessamento delle zone in prossimità dei canti e per le alterazioni eczematose della cute agli angoli delle palpebre;
-
congiuntivite allergica, atopica vera, primaverile, flittenulare: la forma stagionale è molto frequente ed è caratterizzata da intenso prurito a lacrimazione. È una forma di breve durata dovuta ai pollini. In alcuni casi, spesso nei bambini, può avere quadri più gravi interessando la cornea ove possono verificarsi lesioni, dalla perdita epiteliale puntata a vere ulcere. Negli adulti la stessa forma può essere più grave ancora ed è piuttosto rara, può determinare infatti cicatrizzazione corneale progressiva associata a neovascolarizzazione. La forma comune è data da una reazione di ipersensibilità ad un agente che può essere un farmaco o un conservante o altro che viene a trovarsi in quantità nel sacco congiuntivale; le manifestazioni sono prurito, iperemia, presenza di papille e follicoli, intolleranza alle lenti a contatto. La forma gigantopapillare è poco frequente tranne che per i portatori di lenti a contatto o per chi porta di protesi oculari o suture chirurgiche. Nel caso delle lenti a contatto si ritiene siano le proteine, che dopo circa 15 giorni degenerano nella lente a contatto se non vengono accuratamente rimosse, a fare da antigene;
-
congiuntivite irritativa da agenti fisico-chimici da corpi estranei da malattie generali o cutanee.
Esempi di elementi di rischio non direttamente infettivi: inquinanti presenti nell'aria e nell'acqua, freddo o caldo eccessivo, particolari radiazioni (computer), effetti collaterali dannosi di alcuni farmaci, modificazioni del pH sulla superficie oculare (ad es. in seguito al contatto con acqua durante le abluzioni, al mare o in piscina), contatto con lacche per capelli, deodoranti spray, cosmetici.
testo estratto da Wikipedia