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Cross linking corneale

contenuto a cura del Dottor Luca Avoni e di Edoardo Marani, Optometrista

Il cross linking corneale è una tecnica parachirurgica che si adopera nelle diagnosi di cheratocono.

Ideato a Dresda, in Germania, nel 1997 e introdotto per la prima volta in Italia nel 2004, il cross linking corneale consiste nella foto-polimerizzazione delle fibre del collagene stromale della cornea grazie all’effetto combinato di una sostanza fotosensibile (Ribloflavina o Vitamina B2) irradiata con radiazioni UV-A1 previa asportazione dell’epitelio corneale.

I criteri di inclusione nel trattamento di cross linking corneale sono:

  • età tra i 10 e i 26 anni
  • spessore corneale > 400
  • una cornea trasparente
  • la progressione clinicamente e strumentalmente documentata del cheratocono

Cross linking è un intervento che in condizioni particolari e selezionando il paziente caso per caso è possibile estendere a persone di età di 36 anni nel caso in cui si evidenzi un peggioramento della condizione. È utile ricordare che la diagnosi di cheratocono nel paziente in età pediatrica rappresenta un fattore prognostico negativo in quanto i soggetti giovani sono maggiormente a rischio di una più rapida progressione della patologia. I criteri di selezione seguono protocolli validati che si basano su valutazioni cliniche e dati diagnostico-strumentali per stabilire se un soggetto è un candidato idoneo al cross linking.

Cheratocono e età: a tale proposito al termine di uno studio che ha incluso 152 pazienti di età compresa tra i 10 e i 18 anni è stato osservato che a distanza di 36 mesi il cross linking corneale ha permesso di conseguire buoni risultati funzionali nonché una stabilità della progressione del cheratocono. Esiste la possibilità di trattare anche cheratoconi con spessori inferiori a 400 micron con tecniche trans epiteliali o a seconda della strumentazione utilizzata. Queste sono indicazioni generiche e ogni caso va studiato e approfondito.

L'intervento di cross linking corneale si svolge in questo modo: il paziente viene fatto accomodare sul lettino operatorio dopo avere anestetizzato l’occhio mediante un collirio. Viene quindi applicato un piccolo strumento chiamato blefarostato che permette di mantenere l’occhio aperto e infine viene rimosso l’epitelio corneale (cross linking corneale “convenzionale”- Tecnica Epi-Off). A questo punto viene somministrata sulla cornea goccia a goccia e a brevi intervalli la sostanza fotosensibile (Riboflavina) la quale viene quindi esposta a UV-A (ultravioletti) per un tempo di circa 30 minuti (variabile a seconda della strumentazione utilizzata). Durante questo arco di tempo il paziente dovrà fissare una piccola luce ed il chirurgo controllerà che l’occhio sia correttamente posizionato ed allineato con la sorgente che emette la radiazione UV-A.

Terminata la procedura l’occhio viene medicato e si applica una lente a contatto morbida che ha la funzione di favorire la guarigione e ridurre il dolore post-operatorio; la lente verrà rimossa dopo 4-5 giorni. Per alcuni giorni successivi all’intervento la visione è sfuocata ed è abbastanza frequente avvertire una sensazione di fastidio/dolore; tali sintomi sono ben controllabili seguendo con massimo scrupolo la terapia prescritta che ha altresì la funzione di favorire una completa guarigione.

Gli effetti biomeccanici del cross linking corneale sono ormai ben documentati. Utilizzando strumenti molto sofisticati alcuni studi hanno evidenziato che il coefficiente di rigidità di una cornea sottoposta a tale procedura aumenta di oltre il 300% rispetto a quello di una cornea non trattata 4 e che si verifica altresì un notevole incremento della resistenza allo stiramento.

Il cross linking corneale è quindi indicato nel trattamento parachirurgico conservativo del cheratocono in quanto determina un rallentamento della sua progressione e previene la necessità di trapianto corneale. Il cross-linking è una procedura scarsamente invasiva, di semplice esecuzione e ripetibile nel tempo anche se ad oggi non vi sono report di casi in cui è stato necessario ripetere il trattamento. Non danneggia gli strati corneali più profondi (endotelio) se vengono adottate le corrette indicazioni e la sua procedura non rappresenta una controindicazione all’eventuale intervento chirurgico di cheratoplastica (trapianto di cornea).

 

Leggi l'approfondimento > Cheratocono e cross-linking corneale

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